Non si sa nemmeno, stando alla procedura, se Giulio Tremonti, indagato per corruzione, abbia diritto o meno a leggere gli atti che lo accusano prima dell’eventuale interrogatorio davanti al Tribunale dei Ministri, dove intanto è stata depositata la nomina del suo difensore, il professor PierMaria Corso.
Il legale, stamattina, ha incontrato il pm Roberto Pellicano che due settimane fa, insieme al collega Giovani Polizzi, decise l’iscrizione di Tremonti nel registro degli indagati per una presunta tangente da 2,4 milioni ricevuta da Finmeccanica attraverso una consulenza fiscale inesistente affidata allo studio da lui fondato e dov’è tornato dopo l’esperienza ministeriale.
E anche per un professore come Corso è difficile districarsi tra le norme del Tribunale dei Ministri che risalgono al 1989, prima della riforma del processo penale. Non è dato sapere se il Tribunale dei Ministri debba o meno varare un provvedimento di chiusura delle indagini con conseguente messa a disposizione degli atti affinché l’indagato possa consultarli e difendersi. E’ ragionevole ipotizzare che nel caso il Tribunale Ministeriale decida la convocazione di Tremonti debba dargli la possibilità di leggere le carte. E’ certo invece che in caso di rinvio a giudizio il processo verrà celebrato alla Camera dei Deputati e la Procura che ha avviato l’indagine verrà sentita al fine di acquisire il suo parere. (frank cimini e manuela d’alessandro)