giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Arriva l’arresto ‘all’americana’ con la legge svuota – carceri.

Scena classica di un film americano: il poliziotto fa l’arresto, serra le manette e, rivolgendosi al sospettato, dice: “Hai diritto di non parlare, hai diritto a chiamare un avvocato” e via così, con un lungo elenco di avvertimenti. Ora, qualcosa di molto simile al ‘Miranda warning’, arriva anche in Italia.

L’articolo 293 del codice di procedura penale, ritoccato dalla legge ‘svuota – carceri’  in vigore dal 16 agosto, stabilisce che le forze dell’ordine debbano consegnare un provvedimento scritto in cui informano l’indagato di una sfilza di suoi diritti: alla nomina di un legale, ad avere un interprete, ad avvalersi della facoltà di non rispondere, ad accedere agli atti su cui si fonda il provvedimento, ad informare le autorità consolari e i familiari, ad accedere all’assistenza medica d’urgenza, a essere interrogato da un magistrato nei giorni successivi all’arresto, a impugnare il provvedimento. Tutte informazioni che, se non fosse possibile fornire con un foglio scritto, devono essere date oralmente per poi essere comunque trascritte in un provvedimento da notificare al pm e al gip. Prima della riforma, l’articolo 293 era molto più striminzito e prevedeva solo l’obbligo per chi eseguiva l’ordinanza di comunicare al sospettato la facoltà di nominare un difensore di fiducia. (manuela d’alessandro)

Addio a Lo Giudice, fu legale di Craxi.
Ostinatamente, un avvocato.

Quando gli avvocati milanesi sfilavano davanti alla porta di Antonio Di Pietro implorando un salvacondotto in cambio di una confessione, tra i loro colleghi a scandalizzarsi, a chiamarsi fuori da quel rituale un po’ avvilente, erano in pochi. Enzo Lo Giudice, morto questa mattina nella sua casa calabrese, era uno di questi. Per cultura giuridica, per formazione politica, per carattere, andare a baciare la pantofola del pm superstar sarebbe stato per lui un insulto a sè medesimo. E da questo punto di vista si trovò in piena sintonia con il suo assistito più importante di quegli anni: Bettino Craxi, segretario del Partito socialista, che dello scontro frontale e senza esclusione di colpi con i magistrati del pool Mani Pulite aveva fatto la sua unica strategia difensiva.
Andò a finire come è noto: Craxi sommerso dai mandati di cattura e poi dalle condanne, fuggiasco nella villa di Hammamet. E Lo Giudice, con il suo collega Giannino Guiso, ostinati a difenderlo nelle aule di processi sempre più scontati nell’esito e sempre più vani nelle conseguenze concrete. Un po’ rassegnati, Lo Giudice e Guiso, ma ancora con la fierezza dei vecchi del mestiere, convinti di testimoniare non la innocenza di Craxi ma l’orgoglio di una professione.
Sono passati vent’anni, Lo Giudice ha continuato a portare la toga e a lottare, ma – come per tutti i protagonisti della stagione di Tangentopoli – quell’epoca straordinaria gli è rimasta cucita nell’anima, e quella battaglia è una medaglia che si porterà appresso nel paradiso degli avvocati che sanno fare il loro lavoro. (orsola golgi)