giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

NoTav, l’Europa: caro cancelliere, non eleggiamo domicilio in Italia

Poche parole secche, messaggio chiaro. “Egregio signor cancelliere la Commissione Europea non intende avvalersi della facoltà di eleggere domicilio in relazione alla vostra richiesta”, scrive Thomas Van Rijn, consigliere giuridico principale, alla corte d’assise di Torino che dal 22 maggio processa 4 militanti Notav i quali rischiano fino a 30 di prigione per aver danneggiato un compressore. I 4 Notav, secondo il teorema Caselli (l’ex capo della procura nel frattempo andato in pensione) avrebbero agito con finalità di terrorismo con grave danno all’immagine dell’Italia e dell’Unione Europea. Ecco, l’Europa spiega che non ci costituirà parte civile al processo. Ne avevamo già parlato, torniamo sull’argomento adesso che sono note le poche righe formali arrivate dall’Ue perché tutti i giornali e i tg hanno finora ignorato l’unica vera notizia del processo e continuano a farlo, fiancheggiando la procura di Torino che agita fantasmi del passato nel tentativo di supportare un’accusa lacunosa e che a livello di qualificazione giuridica sembra non reggere.

Lo ha detto anche la Cassazione rimandando al Riesame di Torino che dovrà fissare una nuova udienza per discutere il ricorso dei difensori. Per la Cassazione il grave danno va dimostrato insieme al concreto rischio che l’opera dlel’alta velocità non si faccia più a causa dell’azione in un cantiere.

La corte d’assise di Torino aveva tradotto le poche righe della Ue spiegando che “alla Commissione non sembra interessare granchè il processo”e nelle scorse udienze ha rigettato la richiesta della procura di allargare il discorso ad altre azioni dei militanti Notav come “contesto”.

Insomma, fino ad oggi il teorema Caselli pare fare acqua da tutte le parti. I 4 imputati però dal dicembre scorso continuano a stare in carcere e in regime di 41bis di fatto, carcere durissimo. Nel silenzio degli organi di informazione, molti dei quali controllati direttamente o indirettamente dalle banche molto interessate alla realizzazione del treno ad alta velocità della Torino-Lione (frank cimini)

Il sequestro delle telecamere non messo a verbale.
Un’indagine illegale della Polizia?

Perché i poliziotti hanno fatto installare da un elettricista di fiducia due telecamere in un condominio della Brianza? E perché, mentre arrestavano tre persone accusate di traffico di droga e armi, le hanno tolte di gran fretta e poi non hanno scritto nel verbale di sequestro che se le erano portata via?

Interrogativi che, a partire da lunedì 7 luglio, l’avvocato Beatrice Saldarini, porrà al Tribunale di Monza nel processo a carico del suo assistito, Francesco Desiderato. Non è  proprio una mammola il signor Desiderato, già condannato a 20 anni di carcere come capo di un’associazione a delinquere che faceva girare la cocaina in tutto il mondo. Ma il suo nuovo arresto merita di essere raccontato perché adombra comportamenti gravi da parte degli agenti. Continua a leggere

Inchiesta, milioni di fondi Expo per il Tribunale assegnati senza gara. Perché?

Alcuni milioni di fondi governativi sono stati destinati al Tribunale di Milano nel nome di Expo col meccanismo degli appalti diretti, lo stesso che viene indicato nelle inchieste della Procura di Milano sull’Esposizione Universale come la possibile anticamera delle tangenti. Progetti per consegnare al mondo un’immagine efficiente della giustizia ambrosiana messi nelle mani di imprese senza gara, né italiana, né europea, sebbene la legge preveda l’affidamento diretto come un’ipotesi residuale quando in ballo ci sono appalti ghiotti.

E’ una storia lunga quella che vi stiamo per raccontare, iniziata molti mesi fa da un passaparola nei corridoi del Palazzo. “C’è qualcosa che non quadra sui fondi Expo”. Abbiamo bussato alle porte di alcuni uffici giudiziari e a quelle del Comune per capire come siano stati spesi i 12, 5 milioni di euro destinati a rendere scintillante il Tribunale. La gestione del denaro è avvenuta su un doppio fronte, politico e giudiziario: da un lato la magistratura milanese e il Ministero della Giustizia, dall’altro Palazzo Marino. Non è stato facile capirci qualcosa. La richiesta di esaminare le carte degli appalti formulata al Presidente della Corte d’Appello Giovanni Canzio è stata ritenuta “irricevibile” con l’invito di rivolgersi al Comune. In Comune, il funzionario che si occupa degli appalti degli uffici giudiziari, Carmelo Maugeri, ci ha rimandati all’assessore ai Lavori Pubblici Carmela Rozza. Quest’ultima, con molto garbo e appellandosi alla “trasparenza” dell’amministrazione di fronte alle ritrosie di Maugeri,  ha consentito l’accesso, con divieto di farne copia, a un file stracolmo di documenti, delibere, determinazioni.  Un mare di burocrazia. Continua a leggere

“Ho visto i miei figli e non riuscivo a parlare”.
Le lettere di un carcerato dal 41 bis.

Dentro il disumano c’è anche l’umano. Dentro il carcere c’è un detenuto col 41 bis che scrive al suo avvocato e con la penna in mano è anche un papà: “Dopo un anno e nove mesi siamo riusciti a fare il colloquio coi miei figli, alla presenza dell’assistente sociale, come ordinato dal Tribunale dei Minori di Milano. E’ stato un giorno felice e molto emozionante, mi è venuto un groppo alla gola nel vedere i miei amati figli dopo così tanto tempo, non riuscivo a parlare, mi sono trovato davanti due belle signorine e un bel giovanotto, sono cresciuti tanto e la cosa che mi ha fatto più male è vedere i miei adorati figli piangere per me, non riuscivano neanche a parlare dalla gioia, dalla felicità, dall’emozione”.

Lui è un boss della ‘ndrangheta,  condannato a 30 anni per un omicidio e reati di droga (“Nella mia vita ho sbagliato tutto, ho fatto del male a tutte le persone a me care”) e dovrebbe uscire il 31 marzo 2033. Sta in un regime carcerario feroce: ore d’aria limitate, cibo razionato, colloqui coi familiari solo attraverso un vetro blindato e video registrati per controllare che non vi siano contenuti messaggi in codice. Abbiamo letto le missive che ha mandato negli ultimi mesi al suo legale, Beatrice Saldarini.

“Illustrissimo avvocato – scrive in una di queste, datata pochi giorni fa – come sempre lei è molto gentile a rispondere alle mie lettere e per questo voglio ringraziarvi, anche perché in questo posto tetro e scuro fa sempre piacere ricevere una lettera, per me significa molto e mi fa sentire vivo (…) peggio di questo posto schifoso c’è solo il cimitero”. “Di me non m’interessa, il mio destino è segnato”, ma “è assurdo che i miei figli devono venire a trovarmi e ci deve essere presente l’assistente ai servizi sociali”. I figli sono il tormento ricorrente. “Avvocato, aiutatemi a vederli!”, implora. “Mi avete scritto che vi informerete sulla possibilità di agevolare i colloqui con loro, vi ringrazio con tutto il mio cuore. Voglio che vengano a trovarmi quando lo desiderano”. Si preoccupa anche per la ex compagna, difesa dallo stesso legale: “Prego per lei e confido in voi”. Una delle risposte che gli invia il suo difensore non gli viene consegnata perché sarebbe di contenuto “ambiguo”. Chi conosce la solarità dell’avvocato Saldarini sorriderà.

Dentro il disumano, l’umano può diventare perfino “ambiguo”. (manuela d’alessandro)

 

lettera giugno 2014-1