Erano i tempi in cui Roberto Formigoni le vinceva tutte sul campo giudiziario e sul suo capo brillava la corona di ‘re’ indiscusso del Pirellone. Un giorno, il 28 marzo 2006, proclamò che quel pm che aveva ficcato il naso nello scandalo planetario sulle tangenti marcate ‘Oil for food’ indagando un suo fido collaboratore, Fabrizio Rota, mandava “squadroni in giro per il mondo con grande dispendio di energie, perquisizioni, telefoni controllati” per fare le pulci alla Cogep, un’azienda genovese ‘segnalata’ dal Celeste niente meno che all’ex vicepresidente iracheno Tarek Aziz. ”Ogni volta che si avvicinano le elezioni – aveva affondato il Governatore – questo magistrato inquirente fa partire articoli sui giornali, passa notizie. Lo scopo credo che lo capiscano tutti i cittadini”.
Sette anni dopo, triturato dall’inchiesta giudiziaria sulla Maugeri che l’ha consegnato per il tramite di Crozza al pubblico scherno come l’uomo che faceva favori in cambio dei giri su lussuosi yacht, l’attuale senatore Roberto Formigoni deve pagare un conto salato al pm Robledo. Il Tribunale di Brescia (competente sulle ‘toghe’ milanesi) l’ha condannato a risarcire 40mila euro a Robledo il quale l’aveva querelato all’indomani di quegli attacchi sprezzanti. Formigoni, quel 28 marzo, era inviperito perché era uscita la notizia che Rota era indagato in un rivolo italiano di quella brutta faccenda che girava intorno al programma ‘cibo in cambio di petrolio’ nel martoriato Irak. (manuela d’alessandro)