giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Ecco le prime immagini di Kabobo

Adam Kabobo, il ghanese accusato di tre omicidi volontari a colpi di piccone, arriva al palazzo di giustizia di Milano. Sono le prime immagini da quando è stato rinchiuso in carcere. Ma la sua condizione psichica, stando al perito nominato dal Tribunale del Riesame, è incompatibile con la permanenza a San Vittore.

kabobo

Nessuno si scandalizzò molto quando Lele Mora, due anni fa, venne scarcerato e rimesso in piena libertà per ragioni simili: lo “stress psicofisico” dovuto alla permanenza nel reparto ‘colletti bianchi’ di Opera aveva reso impossibile la detenzione dell’agente dei vip. Senso di umanità? Più o meno. Certo, era in carcere per accuse ben diverse da quelle che ricadono su Kabobo. Ma tant’è, una parte dell’opinione pubblica non è disposta a concedere lo stesso trattamento al triplice omicida. Che ovviamente, data la spiccata pericolosità sociale, non finirà certo a piede libero. Il suo destino sarà comunque la custodia cautelare per ora, anche se in un ospedale psichiatrico giudiziario. Anche nel caso di una ipotetica assoluzione per infermità mentale finirebbe comunque in un opg, come misura di sicurezza. In ogni caso, quindi, sarà trattenuto in luogo sicuro per anni e anni. Il resto è polemica.

 

 

Ma quale “gogna mediatica”…
I giornali sono la “cassa di risonanza” delle Procure

Faceva una certa impressione vedere la solenne parata di sabato per l’annuale inaugurazione giudiziaria degli ‘ermellini’. Tra i vari interventi pervenuti dalle  sedi, mi hanno colpito quelli di Milano, Torino e Palermo perché si è fatto esplicito riferimento alle più importanti indagini condotte dalle locali Procure.
Grande enfasi di stampa ha avuto poi la denuncia di “gogna mediatica” del Presidente Canzio, che ha rivendicato il merito di una risposta sobria ed imparziale dei magistrati milanesi.
Ha fatto benissimo il Presidente, ci mancherebbe, a pubblicamente lodare il lavoro del suo distretto, ma lascia un filo perplessi quel pubblico lamento sulla “gogna”.
Da almeno 40 anni in Italia infatti, e gli esempi sono così elcatanti che risulta inutile qui ricordarli, assistiamo ad una quotidiana, quanto preoccupante, “cassa di risonanza” da parte dei media nostrani alle principali inchieste delle varie Procure, e anche quella milanese in questi anni non si è certo sottratta.
Non molto tempo fa un articolo del Corriere della Sera ha sollecitato la Suprema Corte di Cassazione ad una rapida fissazione di una udienza che evitasse il rischio di una prescrizione “importante” ed è noto come andò.
Anche gli anni di “Mani Pulite”, ma prima ancora quelli delle “emergenze terrorismo e mafia”, videro una sorta di rincorsa alla notizia stile “sbatti il mostro in prima pagina” da parte dei media più seguiti. Insomma, e per farla breve, non pare davvero che nel nostro paese la Magistratura soffra di una stampa così ostile.
Ad eccezione di quella palesemente schierata e di parte ovvio, ma questo non la rende una ennesima “emergenza”, di cui come noto il nostro paese è sempre in cerca per sopravvivere, così “stringente”. Anzi, se dobbiamo dirla tutta, mi paiono più preoccupanti della “gogna” certe ricerche di “ribalta” che in questi anni non sono certo mancate, e spiace non aver sentito da Canzio, ma questo per vero ha riguardato anche tutti gli altri interventi, il benché minimo accenno, neppure larvato, a quello che in gergo comune si usa definire “esercizio di autocritica”.

(avvocato Davide Steccanella)

Anno giudiziario, il Procuratore contro i giudici che non ricostruiscono i fatti

Avanti così e anche i sindaci potranno diventare giudici e infliggere pene. Questa la sintesi brutale del discorso di uno dei magistrati più rigorosi e raffinati della Procura di Milano, il Procuratore Generale Manlio Minale, che vince la palma di più applaudito all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Non voglio tornare al giudice ‘bocca della legge’ di Benedetto Croce perché la società evolve”, ammette Minale, ma proprio non gli va giù che ci siano magistrati più attenti a quello che sta attorno a loro che al codice. “Croce sosteneva che la sentenza è frutto di un percorso logico, non esisteva che fosse un atto politico.  Invece – affonda – vedo segnali che vanno in questa direzione. In una sentenza abbiamo letto che non è compito della Corte ricostruire i fatti”. E, sempre su questa scia, ricorda i verdetti  sugli omicidi stradali,”con capovolgimenti di fronte frutto solo di valutazioni” e il sempre maggiore ricorso alla mediazione per risolvere i conflitti giudiziari. “Ci sono “esigenze”, dettate dalle spinte sociali, sprona Minale, “di venire a una decisione che non passi da un percorso logico, ma sono tutti sommovimenti ai quali bisogna opporsi nettamente”.  “Se la giurisdizione – conclude con una ‘visione’ inquietante -  non è soggezione del giudice alla legge allora anche il sindaco e altri soggetti potranno decidere in futuro” sulla libertà delle persone. E pensare al sindaco -avvocato Giuliano Pisapia, seduto in platea, trasformarsi in giudice, fa un po’ impressione. (manuela d’alessandro)

Chi è Gaglio, il giovane pm che ha rimesso in carcere Chiesa
e ora indaga su Berlusconi

Luca Gaglio, 40 anni compiuti a novembre, è l’uomo del giorno al Palazzo di Giustizia di  Milano. Tutti bussano alla sua porta, in un corridoio laterale del quarto piano, lontano dall’ufficio di Ilda Boccassini, che da oggi esce ufficialmente dall’affaire Ruby per gli “impegni pressanti” da lei assunti su altri fronti, come ha spiegato il procuratore Bruti Liberati. Faccia da ragazzino, battuta pronta, Gaglio è nato a Trieste e, dopo avere superato il concorso in magistratura, ha svolto un periodo di uditorato a Milano. Si è ‘fatto le ossa’ come sostituto procuratore a Busto Arsizio dove è rimasto sei anni per tornare poi da dove era partito, a Milano. Fa parte del pool ‘fasce deboli’ guidato dal procuratore aggiunto Pietro Forno al quale spetterà ‘dirigere’ le indagini della neonata inchiesta Ruby ter affiancato dal giovane collega. Il suo arresto più noto, quando era pm a Busto Arsizio, è stato quello di Mario Chiesa, l’uomo che aprì la stagione di ‘Mani Pulite’, finito di nuovo dentro in una vicenda legata al traffico illecito dei rifiuti. Più recenti le indagini su un sedicente santone di origine danese che violentava le sue clienti e su Marinella Colombo, la donna accusata di avere portato via i figli all’ex marito tedesco. Oggi Gaglio ha cercato in tutti i modi, sempre sorridendo, di sottrarsi al fotografo dell’Ansa che non aveva in archivio neppure una sua foto. Alla fine il flash è scattato. I pm ‘berlusconiani’ sono sempre protagonisti da prima pagina. (manuela d’alessandro)

Ore 10 e 59, suona la sveglia dello smartphone di Bruti.
“Orologeria” per il Ruby ter.

Davanti a telecamere e giornalisti riuniti in occasione dell’indagine più annunciata della storia perché ordinata da due collegi giudicanti, il capo della procura Edmondo Bruti Liberati fa suonare davvero la sveglia del suo smartphone alle 10,59, l’ora che lo stesso magistrato aveva indicato nei giorni scorsi. Manca la troupe della Rai, ma si inizia lo stesso e il perché lo spiega Bruti in versione ironica: “Se è ad orologeria…”. E così sia.

Un comunicato di 5 righe viene letto dal procuratore per dire che in data odierna è nato un fascicolo sulla base di quanto deciso e trasmesso dai giudici della quarta sezione penale del Tribunale e poi dai loro colleghi della quinta, i processi Ruby e Ruby2.

Gli indagati sono 44 più uno, aggiunto in extremis sulla base delle ultime carte arrivate al quarto piano. “Nomi non posso farne, le ipotesi di reato sono quelle citate dai collegi”. C’è come reato più grave la corruzione in atti giudiziari di cui risponde Silvio Berlusconi insieme alle ragazze che avrebbero incassato (ma ora non più) 2.500 euro al mese per dire il falso nei processi in relazione alle feste di Arcore e anche i suoi legali Niccolò Ghedini e Piero Longo. Continua a leggere